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2 Gennaio 2024Se fino a qualche decennio fa era assolutamente anacronistico parlare di disturbi come la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia, e moltissimi bambini venivano “etichettati” come “svogliati” o “distratti”, oggi si dà valenza clinica a certune “disabilità”, grazie anche alla diagnosi precoce e approfondita, su quelli che in verità vengono definiti come i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), linee di confine che creano gap e disuguaglianze nel tessuto sociale ed educativo. Sono infatti le scuole l’ambiente principe dove è più facile notare difficoltà di attenzione, concentrazione o apprendimento di alcuni, rispetto al gruppo dei discenti.
Di fronte ad una necessità di trattamento per suddetti disturbi il ruolo dello psicomotricista infantile si rivela essenziale, agendo come pilastro supportivo nel processo di sviluppo e apprendimento dell’individuo, grazie alla possibilità di “cucire” strategie alternative, compensative delle disabilità emerse, funzionali e riabilitative, ma anche inclusive.
In questo articolo esploreremo chi è lo psicomotricista TNPEE – Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, e come ci si può abilitare e specializzare per svolgere questa delicata professione nel mondo dei DSA.
Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento?
Con la sigla DSA si indicano i disturbi specifici dell’apprendimento, ovvero un gruppo di difficoltà evolutive e del neurosviluppo, che si manifestano soprattutto in età scolare, influenzando principalmente le abilità di lettura, scrittura e calcolo.
Fanno parte di queste disabilità disturbi come la dislessia, che interviene nella fluidità della lettura o nella precisione sintattica dell’organizzazione del linguaggio; la disgrafia e la disortografia, che si manifestano come difficoltà, spesso fino motorie, che interessano l’impugnatura corretta della penna e l’utilizzo della stessa per tradurre in forme significanti e codificate di testo; e chiude questo elenco la discalculia, che governa le disabilità all’interno delle aree del calcolo matematico e della logica funzionale.
Questi disturbi hanno tutti una stessa matrice: una aspecificità evolutività, che non intacca spesso le capacità intellettive o cognitive, ma rappresenta comunque una divergenza dello sviluppo, una neurodiversità, che si distacca dai canoni tradizionali di apprendimento. Proprio per questo tali disturbi creano spesso diseguaglianze sociali e un cattivo adattamento all’interno di ambienti relazionali.
Quando si parla, in generale, di DSA, quindi facciamo riferimento, a delle modalità altre attraverso cui l’individuo elabora e acquisisce informazioni e competenze.
L’intervento per i DSA è assolutamente fattibile e anzi auspicabile, in quanto consente a chi ne è affetto una riabilitazione mirata, personalizzata e intensiva. Una mancata diagnosi, infatti, non solo rallenta le terapie di supporto, ma addirittura aggrava le difficoltà, minando negativamente il percorso educativo e professionale dell’individuo.
Un approccio precoce, interdisciplinare e specializzato, invece, si rivela essenziale per facilitare percorsi di compensazione, strategie personalizzate e strumenti di supporto che promuovono un apprendimento autonomo e gratificante.
Nel contesto dei DSA l’intervento dello psicomotricista è fondamentale ed è assolutamente funzionale, perché partendo dalle potenzialità della specifica persona, tende a rimodellare e sintonizzare le capacità, fornendo strumenti e metodologie in grado di trovare “strade alternative” e approcci utili per potenziare le aree critiche e svolgere programmi accademici, ma avere anche una eccellente qualità di vita in generale.
Cos’è la psicomotricità
Definire cosa sia la psicomotricità non è facile e probabilmente rischieremmo di appiattire la sua valenza, costruita nel corso degli anni attraverso un humus ricco di contributi interdisciplinari, che tengono conto di aspetti mutuati dalla neurologia, della psicologia e della pedagogia.
In generale la psicomotricità mira ad armonizzare e integrare le sfere cognitive, emotive e motorie dell’individuo, creando sinergie operative e teoriche in grado di comprendere e intervenire sui gap della persona specifica, e in tutte le sue fasi evolutive.
La corporeità e il movimento, grosso e fino motorio, sono “reinterpretati” non come semplici manifestazioni fisiche, ma come vettori espressivi e elementi di compliance di apprendimento attraverso cui arricchire anche le abilità relazionali, emotive e cognitive.
All’atto pratico attraverso la psicomotricità si possono potenziare le competenze motorie, cognitive e socio-emotive dell’individuo, favorendo percorsi di apprendimento assolutamente personalizzati e rispondenti alle specifiche individualità, grazie ad attività in grado di compensare i processi di elaborazione sensoriale, attenzione, memoria e coordinazione, tutti elementi che intersecano e influenzano la qualità dell’apprendimento.
Chi è lo psicomotricista e cosa fa
Lo psicomotricista dell’età evolutiva è una figura professionale altamente specializzata nell’ambito della neuro-psicopatologia dello sviluppo dai 0 ai 18 anni, e svolge un sofisticato e attento processo di analisi e cura delle disabilità collegate ai DSA.
Attraverso la somministrazione di una batteria di test, e dopo un attento colloquio conoscitivo, lo psicomotricista può intercettare le aree di maggior debolezza e decidere come e quando poter intervenire su di esse, potenziandole.
L’obiettivo che il terapista si prefigge è infatti quello di attivare tutta una serie di strategie terapeutiche e riabilitative atte a promuovere una evoluzione psicomotoria armonica e integrata, così da potenziare le criticità rilevate, prevenendo i disagi nelle sfere dell’apprendimento e nei contesti delle relazioni sociali. Ma non solo, perché attraverso il potenziamento psicomotorio si possono ottenere risultati eccellenti anche oltre la sfera dei disturbi specifici dell’apprendimento, fino a migliorare anche ritardi psicomotori, disturbi dello spettro autistico, ritardi cognitivi, sindromi genetiche e disturbi comportamentali.
Mansioni, requisiti e competenze dello psicomotricista
Per poter svolgere questa delicatissima professione, il terapista deve necessariamente eseguire specifiche mansioni che si articolano generalmente in una sequenza strutturata di interventi analitici e creativi per potenziare le specifiche creatività.
Prima attività è quella di effettuare una corretta osservazione dell’attività psicomotoria del paziente, esaminando i punti di contatto, reazione e relazione con i vari stimoli e la risposta di feedback se quest’ultimo è posto di fronte ad una serie di criticità.
Solo così è possibile cucire una terapia su misura, e realizzare un lavoro che poi si articolerà in singole sedute di circa un’ora e in grado di elaborare interventi attraverso una varietà di modalità, inclusi giochi, disegno, musica e altri mezzi espressivi e terapeutici.
Dal punto di vista delle competenze, chi ambisce a questa professione deve avere necessariamente un approccio multidisciplinare e soprattutto una solida competenza e conoscenza dell’apparato muscolare e delle teorie di scienze motorie. Completano il profilo anche inclinazioni personali di empatia, ascolto attivo, pazienza e una profonda sensibilità. La presenza di queste qualità facilita un ambiente terapeutico accogliente e funzionale, che nutre e sostiene il paziente in maniera proattiva.
Come diventare psicomotricista infantile
Intraprendere il percorso professionale per diventare psicomotricista infantile richiede un impegno significativo nella formazione e un’approfondita conoscenza delle metodologie e strumenti necessari per intervenire efficacemente nei DSA.
Proprio per questo l’aspirante terapista deve concentrarsi sulla scelta di un percorso educativo rigoroso e accreditato.
La natura dinamica di questa professione richiede una dedizione incessante all’eccellenza, con un impegno costante nella formazione continua e l’aggiornamento professionale, assicurando che la prassi sia sempre all’avanguardia e in linea con le più aggiornate metodologie e conoscenze richieste nel campo della psicomotricità infantile.
Auspicabile è il conseguimento di una laurea, della durata di tre anni, in Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, della tipologia di classe L/SNT2. Questa rappresenta però la fase iniziale della formazione, che sarà poi arricchita da laboratori pratici e esperienze di tirocinio essenziali, facilitando in questo modo una comprensione dell’ambiente psicomotorio.
Una dimensione cruciale del percorso educativo è comunque la selezione di un corso psicomotricità riconosciuto MIUR, un attributo che garantisce un livello di qualità professionale e una rigorosa conformità agli standard ufficiali richiesti. Questa certificazione, infatti, rappresenta un sigillo di autenticità e assicura che il curriculum sia allineato con le competenze e le conoscenze essenziali della professione in psicomotricità.